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Augmented Rome 

 

2018 - ongoing

 

The work stems from a personal distress in the relationship with the city, as a violence the artist self-imposes to live the metropoli, looking for a new key of interpretation that is based on the destruction of a visual architecture, well-established in the collective memory by decades of photographic production.

Listening to Rome is realising of being overwhelmed by a disabling acoustic bulimia, that causes distress to the concept of silence and makes unstable the boundaries between harmony and noise pollution. Therefore, "Augmented Rome" Is the grotesque portrait of a city full of contradictions, an ode to Rome and to her inappropriate beauty. An augmented, amplified Rome, which reveals herself through the Invisible, through the “empty” space occupied by sound waves. 

The sound becomes the means to describe a place, through the images generated by the physical contact between the acoustic vibrations of the sounds recorded through the city, and a liquid, in order to shelve and erase the visible and decades of photographic production; in order to rebuild the visible in a visual architecture, in which the sound/visual data are used to build up some hypothetical and possible scenarios (if humans could see sound waves), which become stereoscopic images in order to make possible an immersive experience of them.

What happens to the outside is the reflection of what happens in the inside: we don't just cross the city, but it's also the city that crosses us, effecting the shapes of our internal liquids. In this way, this work is also a reflection on the relationship between the city and its inhabitants.

 

---sound data recorded through the city---Please wear your headphones. 

1. San Pietro, Rome. 3D print.

All the 3D printed objects were realized after a classification and a systematization of visual data on Rome's architectures.

1. Z. San Pietro, Rome. Cymatic image.

All the cymatic images are the photographic results of how a liquid reacts to the vibrations generated by a woofer, connected to an amplifier where all the sounds recorded through the city are playing.

1. San Pietro, stereoscopic view.

Hypothetical augmented reality (which is actually a static image, where it's not possible to meander around) based on sound data, built up in the artist's studio as a huge installation and then photographed twice, to recreate a tridimensional experience of the utopic landscape.

Installation view, "Augmented Rome" part 1/2, Spazio y, Rome 2019. Photo: Roberto Apa

Hexagonal room; hexagonal alluminium totem with triple rotating/vibrating projections of cymatic images, gained trough the physical contact between a woofer and a liquid; audio.

4. Pantheon, Rome. 3D print.

All the 3D printed objects were realized after a classification and a systematization of visual data on Rome's architectures.

4. Pantheon, stereoscopic view.

Hypothetical augmented reality (which is actually a static image, where it's not possible to meander around) based on sound data, built up in the artist's studio as a huge installation and then photographed twice, to recreate a tridimensional experience of the utopic landscape.

6. Piazza del Popolo, Rome. 3D print.

All the 3D printed objects were realized after a classification and a systematization of visual data on Rome's architectures.

6. X,Y,Z, Piazza del Popolo. Cymatic images.

All the cymatic images are the photographic results of how a liquid reacts to the vibrations generated by a woofer, connected to an amplifier where all the sounds recorded through the city are playing.

6. Piazza del Popolo, stereoscopic view.

Hypothetical augmented reality (which is actually a static image, where it's not possible to meander around) based on sound data, built up in the artist's studio as a huge installation and then photographed twice, to recreate a tridimensional experience of the utopic landscape.

Installation view, "Augmented Rome" part 2/2, Curva Pura gallery, Rome 2019. Photo: Roberto Apa.

Stereoscopic images, VR viewers, 3D print, digital manipulated map of the city (1800), neon, led, headphones, sound.

“Augmented Rome, part 2/2”, installation view, detail, Curva Pura, Roma 2019. Photo: Roberto Apa

A screen inside the second art gallery, connects the second installation to the first one, located in an another place, in order to create a virtual space that goes beyond the physical one.

“Augmented Rome, part 2/2”, installation view, detail, Curva Pura, Roma 2019. Photo: Roberto Apa.

Detail of one of the Stereoscopic image in one of the colums of the installation. The tridimensional image is not reproducible through the photographic medium, therefore it's necessary to use both of your eyes to experience my Augmented Rome.

quella massa invisibile

6 domande a Priscilla Pallante


Niccolò Fano: Nonostante il breve percorso, il tuo lavoro viene spesso collocato nella categoria astratta della fotografia fine art, concettuale, chi ne ha più ne metta. So che di questo abbiamo parlato a lungo e che l’etichetta non calza come prima. Introduciamo brevemente il rapporto che hai con il mezzo fotografico, per arrivare ad una definizione (se esiste)più accurata della tipologia di ricerca artistica che porti avanti.

Priscilla Pallante: Non amo il termine concettuale, di conseguenza se dovessi utilizzare una definizione esatta preferirei quella di ricercatrice. Non mi sento allineata con coloro che definiscono post fotografia i tanti esperimenti contemporanei del mezzo, annunciando contemporaneamente la morte della fotografia; non sono pronta a relegare il mezzo alla definizione di "traccia fisica di un oggetto su un supporto sensibile", ma amplierei il suo campo d'azione alla ricerca della rappresentazione, che può quindi servirsi di strumenti apparentemente distanti dal suo modus operandi, ma che in realtà dimostrano la stessa propensione alla costruzione delle immagini.

NF: Di strumenti distanti dalla fotografia ne hai usati molti, Augmented Rome a mio avviso colma ed evidenzia con grande consapevolezza i limiti del mezzo fotografico nell’ambito di tematiche come la tua, ad alto tasso di complessità descrittiva. Sarebbe importante soffermarsi brevemente su quali sono stati i medium che hai affiancato alla fotografia e in che modo li hai adoperati nella versione finale (espositiva) del progetto.

PP: “Realtà della fotografia” di Giacomo Daniele Fragapane è stato un libro che mi ha dato la spinta decisiva verso la direzione lungo la quale cammino ora, in equilibrio su una fune sottilissima tra la fotografia e tutto ciò che viene considerato lontano da essa. Mi sono avvicinata a piccoli passi verso il virtuale, ero affascinata dalle modalità di rappresentazione della realtà creata al computer e mi cimentavo con l’ascesa ed il funzionamento della stampa 3D.

Successivamente mi sono avvicinata al suono, analizzando spettri audio, utilizzando software in grado di convertire i pixel in frequenze - come nel caso di Augmented Rome - servendomi della Cimatica per dare forma a quel peso sonoro che percepivo nella mia città e che non potevo vedere. La Cimatica osserva il disporsi delle molecole di un fluido (ma anche di particelle solide) in geometrie più o meno complesse in base alla frequenza, trasmettendo le vibrazioni sonore attraverso un woofer. Nel mio caso i suoni analizzati sono stati raccolti in spazi aperti e urbani.

Trattandosi quindi di suoni non puri, le figure risultanti si rivelano estremamente coerenti con il dato sonoro in quanto visivamente caotiche, o al contrario, palesandosi inaspettatamente lineari. Si delinea quindi un ritratto complesso diRoma, dove la comparazione tra le immagini raccolte ne determina l’aspetto. Lo stesso lavoro di raccolta dati, sintesi e classificazione è stato fatto sulle strutture architettoniche presenti nelle zone della città prese in esame: ho osservato, semplificato e ridotto gli elementi architettonici a solidi geometrici fondamentali, riproducendo campioni di ogni tipologia(attraverso la stampa 3D) per poi assemblarli in funzione della conformazione dettata dalle caratteristiche del luogo fisico.

Tutti questi elementi sono stati poi utilizzati per ricreare una Roma parallela, il cui aspetto risponde alla mappatura sonora della città e non al dato visibile. Si tratta di immagini stereoscopiche - tridimensionali se viste attraverso gli strumenti giusti, ma attraverso le quali è impossibile muoversi - che aspirano a mettere da parte il visibile, cancellarlo e ricostruirlo in una realtà aumentata, controfigura della nostra, semplificata nella forma ma amplificata nella percezione, nella quale l’invisibile diviene materia e poi rappresentazione.

NF: Augmented Rome parla della nostra città senza riferimenti diretti al tuo posto al suo interno. Non ci presenti una visione esclusiva e privata ma bensì una versione allargata, popolata dal vuoto e pertanto di spiccata democraticità estetica. Come nasce il progetto e dove si colloca il tuo rapporto personale con la città?

PP: La mia analisi è nata in un momento in cui mi sentivo particolarmente sopraffatta da Roma, mi schiacciava anche in assenza di ostacoli, sentivo il peso fisico di qualcosa che mi circondava, ma che non riuscivo a vedere.

L’idea di lavorare sulla mia città natale parte quindi da una forma di violenza auto-inflitta, una ricerca viscerale di un qualcosa (ciò che non vediamo) alla quale non mi sono saputa sottrarre. Ho cercato di osservarla senza esprimere giudizi, di raccogliere dati senza contaminarli con gli innumerevoli preconcetti che ne formano la percezione e l’identità.

NF: La tua Roma ha una superficie visiva volutamente slegata dal campo del reale, un risultato ottenuto studiando ed interpretando la relazione tra vuoto, immagine, percezione sonora e ricerca scientifica. Parlaci della bibliografia di Augmented Rome, del tuo rapporto con i numeri, la Cimatica e la tua ossessione con l’estetica di ciò che non vediamo.

PP: I numeri mi affascinano da sempre e sin da piccolissima mia madre ha favorito questa mia passione con dei libri sul tema. Alcuni dei trucchetti con i numeri, contenuti in quelle pagine, li ricordo ancora. Cominciai a contare tutto, gli scalini che salivo, i passi che facevo, il numero di lettere contenute in una parola. Per me era diventato un rito, talvolta lo è tuttora; una venerazione per il mistero che racchiudono in essi.

Mi ponevo e mi pongo ancora tantissime domande, dalla più complessa alla più banale. Interrogavo mia madre e non la mollavo finché non ottenevo una risposta che mi soddisfacesse, il più delle volte non ne uscivo appagata. Forse è grazie a questa fame di risposte che ho cominciato ad avvicinarmi alla fisica, una materia in perenne dialogo con il funzionamento del mondo. Ho cominciato a chiedermi che forma potesse avere quello che erroneamente chiamiamo“vuoto”, quella massa invisibile che grava sulle nostre spalle mentre camminiamo in città. Ero ostinata, rapita dalle onde sonore ed ero determinata alla loro materializzazione. Dopo aver studiato la storia della Cimatica ed aver letto dei primi esperimenti condotti da Hans Jenny, mi sono spostata sui fondamenti della fisica acustica.

Grazie a questo percorso ho scoperto la bellezza del suono che producono i tram mentre seguono la propria corsa, la bellezza dello spostamento d’aria prodotto dalla metro quando arriva alla banchina, la bellezza di una voce registrata che viene trasmessa all’interno del Pantheon e che rimbalza sulle pareti circolari, girandoti attorno.

NF: Augmented Rome viene presentato per la prima volta grazie alla collaborazione con due spazi che da anni fanno parte di un tessuto culturale, indipendente, di fondamentale importanza per la nostra città. Come nasce questa personale e come hai gestito la sfida della mostra diffusa in una città come Roma?

PP: Quando ho cominciato a finalizzare il lavoro mi sono resa conto che la versione ottimale della parte espositiva si sarebbe dovuta sviluppare in più spazi. L’obiettivo è ben presto diventato la necessità di ricreare e favorire lo spostamento fisico nella città, lo stesso che ho intrapreso per la mia ricerca. Augmented Rome è un lavoro che si compone di varie fasi, si presta ad essere smembrato e vissuto contemporaneamente in più luoghi.

Cercavo spazi e realtà indipendenti ai margini del quadrante di Roma con l’intento di trasferire un po’ del centro di Roma nelle periferie che da anni sono protagoniste della resistenza culturale nella nostra città. Il Quadraro ed Ostiense si collocano perfettamente all’interno di queste linee guida ed ho avuto la fortuna di trovare due realtà che con coraggio mi hanno supportato e hanno raccolto la mia sfida. Da Spazio Y presenterò l’analisi che è stata effettuata sul suono, attraverso un meccanismo che io stessa ho progettato ed assemblato. Si tratta, in entrambi i casi, di istallazioni appositamente disegnate per lo spazio con l’obiettivo di favorire un’esperienza fondata sulla tensione sensoriale.

NF: Negli spazi di Curva Pura presenti Augmented Rome nella sua veste più libera ed eclettica, unendo le componenti tecniche - stampa 3D, visori VR - alle sperimentazioni installative con le quali ti sei cimentata per mesi. La visione espressamente parziale e sbilanciante di Augmented Rome presentata da Spazio Y, si svela compiutamente nel paesaggio distopico e avanguardista all’interno di Curva Pura. Una Roma riconoscibile esclusivamente dalle sue porzioni iconografiche, una Roma in limbo. È così che ti immaginavi quella massa invisibile?

PP: La mia Roma è figlia della ricerca scientifica alla base del progetto, non a caso è aumentata nella percezione esemplificata nella forma. Sentivo il bisogno di ridurla, probabilmente per una mia necessità di disintossicarmi dai suoi schiaccianti eccessi. Volevo che la complessità dell’involucro sonoro e fisico si spostasse all'interno, costringendo all’avvicinamento per favorire l’affiorare del dettaglio. Il percorso creato da Curva Pura esige movimento fisico, in alcuni casi impone la scomodità, esaltando una lettura ed un’esperienza fortemente individuale.


Nell’installazione si respira l'intimità del mio studio ed il sapore freddo del mio linguaggio - velenoso e allo stesso tempo rasserenante, pulsante, vivo, come la mia città. 


Augmented RomePriscilla Pallante

A cura di Niccolò Fano
18 settembre - 19 ottobre 2019

Vernissage SPAZIO Y 18 settembre 2019 - Vernissage CURVA PURA 25 settembre 2019

SPAZIO Y - Via dei Quintili 144, Roma
CURVA PURA - Via Giuseppe Acerbi 1A, Roma 

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